Le Illusioni Perdute: L'Esodo delle Imprese Italiane Continua
La difficile realtà di un Paese sotto pressione fiscale e la fuga dei capitali all'estero

Le illusioni, si sa, durano "l'espace d'un matin!". Nel nostro caso, si sono protratte molto più a lungo, ma il risveglio è stato altrettanto brusco. Se in passato le speranze di un cambiamento radicale nella politica economica italiana erano riposte in un governo "gialloverde" – pur tra mille contraddizioni – che accarezzava l'idea di una "flat tax" per alleggerire la pressione fiscale, oggi il panorama è desolante. L'incantesimo che ha tenuto in bilico le aspettative di piccoli e medi imprenditori italiani, fiduciosi in una svolta espansiva attraverso la riduzione delle tasse e incentivi alla produzione, si è infranto. Il ritorno alla cruda realtà del "qui non cambia mai nulla" è stato un duro colpo, demotivante e prevedibile.
Il Ricorso alle "Microtasse" e l'Acquiescenza Europea
Trincerati dietro lo slogan di aver "salvato l'Italia evitando l'aumento dell'IVA", gli attuali governanti hanno invece reintrodotto il solito e insaziabile tritacarne di tasse. Cinicamente ribattezzate "microtasse", queste nuove imposte mordono senza pietà cittadini e imprese, senza alcuna vergogna. Nemmeno l'approccio al debito pubblico e alle istituzioni europee è mutato. La deferente acquiescenza nei confronti dell'intransigenza di stampo teutonico non fa che aggravare e cronicizzare le già precarie prospettive economiche dell'Italia.
Personalmente, ritengo che un aumento modulato dell'IVA, magari rivolto ai beni di lusso o non di prima necessità – lasciando invariata l'aliquota per beni essenziali come pane e latte – sarebbe stato più equo. Avrebbe permesso ai cittadini di scegliere come ridurre le proprie spese non essenziali, liberando miliardi di euro da destinare a nuovi e vecchi cantieri. Ma ormai, ogni spazio per le illusioni è svanito.
La Ricerca dell'"Isola del Tesoro" All'Estero
Gli imprenditori italiani stanno nuovamente rivolgendo lo sguardo all'estero, alla ricerca di una "isola del Tesoro" – uno Stato europeo più accogliente dove trasferire le proprie attività. L'obiettivo è fuggire dall'annunciata asfissia fiscale che minaccia di soffocare anche le poche imprese rimaste che, nonostante i numerosi segnali di allarme rosso, non vogliono arrendersi.
Stiamo assistendo a una robusta ripresa dell'esodo di imprese italiane verso aree produttive più sicure. Questa non è una buona notizia, sebbene attesa. Il progressivo dissanguamento e impoverimento del tessuto produttivo italiano, già messo a dura prova da crisi gigantesche (si pensi ad Alitalia o all'ex Ilva), affrontate con spirito dilettantistico e senza una chiara visione prospettica per il Paese, non potrà che pesare gravemente sul futuro, più immediato che prossimo, dei nostri figli e delle nostre famiglie. Ed è proprio per salvare loro, i nostri figli e le nostre famiglie, che rivolgere lo sguardo professionale e imprenditoriale verso altri lidi diventa sempre più una necessità che una scelta, indotta, purtroppo, proprio da chi dovrebbe difenderci e rendere meno proibitivo lavorare e vivere nel "Belpaese".
Quali pensi siano le strategie più efficaci che l'Italia potrebbe adottare per invertire questa tendenza e trattenere le proprie imprese sul territorio nazionale?
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