L'Europa e la Fuga delle Imprese: Intervista al Dott. Benetazzo

Un'analisi sulla pressione fiscale, l'unione europea e la scelta di "Mollare Tutto e Andare all'Estero"

Eugenio Benetazzo

Un'analisi sulla pressione fiscale, l'unione europea e la scelta di "Mollare Tutto e Andare all'Estero"

 

In un'intervista esclusiva, il Dott. Benetazzo ha affrontato temi cruciali per gli imprenditori italiani, in particolare quelli che guardano con interesse a paesi con regimi fiscali più vantaggiosi, come la Bulgaria. L'analisi si è concentrata sulla prospettiva di un'unione fiscale europea, le sfide della delocalizzazione e il futuro economico dell'Italia.

 

Verso l'Unione Fiscale Europea: un Orizzonte Lontano?

 

Una delle domande centrali poste al Dott. Benetazzo riguarda la durata dell'attuale disparità fiscale tra i paesi europei. Nel suo libro "La Crisi Infinita", l'autore ipotizza un futuro in cui la scelta di fare impresa in uno Stato piuttosto che in un altro non offrirà benefici fiscali sostanziali, a causa di un'aliquota fiscale armonizzata a livello europeo. L'obiettivo sarebbe prevenire la migrazione di imprese e la concorrenza sleale.

Alla luce delle recenti controversie fiscali con colossi come Facebook e Google, ci si chiede quanto siamo distanti da questa unione fiscale. Secondo il Dott. Benetazzo, le aspettative delineate nel 2012 – che prevedevano prima un'unione bancaria, poi fiscale e infine politica – indicano un orizzonte temporale incerto e molto lontano. Sebbene l'unione bancaria sia stata raggiunta, sottraendo il controllo e la vigilanza delle grandi banche nazionali ai sistemi interni dell'eurozona, l'unione fiscale è ancora in fase embrionale. Il Dott. Benetazzo stima che, allo stato attuale del clima politico in Europa, difficilmente si arriverà a questo tipo di convergenza prima di cinque anni. L'obiettivo finale è assimilare le potenzialità economiche dell'Unione Europea a quelle degli Stati Uniti, con un'unica aliquota fiscale (Corporate Tax Rate) per tutti i paesi aderenti, evitando fenomeni spiacevoli di migrazione verso paesi a bassa tassazione.

 

"Mollo Tutto e Vado all'Estero": Consigli per gli Imprenditori e le Famiglie

 

La frase "Mollo tutto e vado all'estero" risuona spesso tra gli imprenditori italiani. Il Dott. Benetazzo, forte della sua esperienza personale di trasferimento a Malta e poi in Spagna, offre preziosi consigli a chi valuta questa scelta, sia come imprenditore che come famiglia.

Le problematiche più comuni per gli italiani che si trasferiscono all'estero sono riconducibili a tre fattori spesso sottovalutati:

  1. La padronanza della lingua: Essenziale per l'integrazione e la vita quotidiana. La sua mancanza può portare a problemi di inserimento e, in alcuni casi, al rientro in Italia.

  2. La vivibilità sociale: Paesi con un'elevata qualità della vita sociale come l'Italia possono presentare una contrazione significativa nelle relazioni sociali altrove. Spesso è il coniuge a spingere per il ritorno, nonostante i benefici fiscali, a causa di una minor vivibilità quotidiana.

  3. L'invecchiamento e la delocalizzazione della pensione: Molti imprenditori considerano di delocalizzare anche la propria pensione. Tuttavia, il presidente dell'INPS, Tito Boeri, ha esercitato pressione su questi pensionati che risiedono all'estero, prospettando contributi aggiuntivi o riduzioni del reddito. Il Dott. Benetazzo conferma che questo è un fenomeno che sta interessando diversi paesi. Nazioni come Cipro, Malta, Spagna e Portogallo hanno avviato programmi di marketing per attrarre pensionati benestanti, beneficiando dell'indotto che questi generano. L'Italia, con un saldo migratorio negativo (molti italiani benestanti in uscita e flussi di migranti con minori risorse in ingresso), sta affrontando una criticità sociale. È molto probabile che, negli anni a venire, vengano ridimensionati gli accordi sull'assistenza sanitaria per i pensionati italiani che decidono di trasferirsi all'estero, per disincentivare questo fenomeno e far sì che il pensionato rimanga sul proprio territorio.

 

Il Destino dell'Europa e gli Investimenti nel Prossimo Decennio

 

In un periodo particolarmente difficile per la piccola e media impresa italiana, il Dott. Benetazzo ha riflettuto sul destino dell'Europa nel prossimo decennio. Il destino dell'Europa e della moneta unica potrebbero essere in discussione, soprattutto in previsione di un voto politico in Italia che potrebbe generare ingovernabilità e indebolire l'establishment europeo. Sebbene sia difficile immaginare una "balcanizzazione" dell'UE in blocchi regionali, la moneta unica resta un punto interrogativo. Il caso della Brexit, con il Regno Unito che sta rinegoziando un riavvicinamento all'UE, dimostra come la decisione di abbandonare l'Unione sia stata una "follia".

Per quanto riguarda la piccola e media impresa in Italia, il Dott. Benetazzo la vede destinata a trasformarsi sempre più in una "mattina imprenditoriale" più che in un "contribuente fiscale" o un "operatore economico". La sua raccomandazione agli imprenditori italiani è chiara: se c'è la possibilità e la capacità, ricercare un paese "business friendly" con una "tax rate" complessiva più sostenibile, che consenta di pianificare un percorso di crescita economica.

Il Dott. Benetazzo sottolinea una differenza fondamentale: in Italia, l'80% del tempo di un imprenditore è dedicato a incombenze burocratiche e amministrative. Trasferendosi all'estero (Regno Unito, Malta, Spagna, Cipro, Ungheria, o qualsiasi paese dell'UE e dell'Eurozona), questa percentuale si riduce al 15-20%. Questo libera una quantità enorme di tempo che l'imprenditore può finalmente dedicare a fare impresa, alla clientela, alla ricerca, al miglioramento di servizi e prodotti. Questo impatta velocemente sui risultati aziendali, con fatturati in aumento e ritorni economici legati sia alla crescita che a una tassazione più sostenibile, rendendo l'impresa più competitiva.

Conclude citando un commento spesso sentito da imprenditori stranieri (bulgari, spagnoli, maltesi, ciprioti, portoghesi, inglesi) che si chiedono perché gli italiani, una volta insediati, brillino così rapidamente come imprenditori. La risposta è semplice: "Non c'è nessun altro al mondo che può fare un periodo di tirocinio come imprenditore in un paese come l'Italia e quindi deve quotidianamente lottare sporcandosi le mani con il fango, con il sangue per riuscire a resistere". Abituati a questa "arena oppressiva", quando si trasferiscono in contesti più favorevoli, la loro resilienza e capacità di fare impresa emergono in modo straordinario.

Questa analisi offre un quadro chiaro delle sfide e delle opportunità per gli imprenditori italiani in un contesto europeo in continua evoluzione.

 

 

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