“Questo è il problema!”
Dunque, è possibile, e come, in modo legale, pagare meno tasse?
Come si può rendere più sopportabile la pressione fiscale sulla propria azienda e/o attività…?
Beh, diciamocelo, la risposta non è semplice e prevede che ci si addentri in alcune considerazioni.
Innanzitutto dobbiamo ricordare che è possibile aprire una società all’estero, ovviamente all’interno dell’Unione Europea, pur restando residenti nel proprio Paese d’origine.
Cioè, per esemplificare, è possibile avere un’azienda in Francia, Bulgaria o Germania, oppure in ognuno di questi paesi contemporaneamente, e rimanere comunque residenti nel proprio Paese di origine senza che questo crei alcun problema. Inoltre, è opportuno ricordare che per aprire un’azienda in Europa, cioè in UE, non è assolutamente necessario spostare la propria residenza.
In secondo luogo, è berne sapere che, fino a quando la “nostra” azienda estera non “stacca” dividendi per il titolare della stessa, cioè noi, non ci sarà alcun obbligo di versare tasse, a nessun titolo, nel proprio Paese di residenza, se non le ovvie aliquote riguardanti gli eventuali utili generati dall’azienda specificamente nel Paese in cui si trova e vive il titolare.
Facciamo un esempio chiarificatore.
Diciamo che ‘Mario’ ha aperto un’azienda in Bulgaria e produce magliette personalizzate.
La sua azienda, chiamata T-Shirt Ltd, fattura 100,000 euro in un anno ed ha un utile di 50,000 euro prodotto in Bulgaria.
L’azienda T-Shirt pagherà in Bulgaria il 10% (cioè l’aliquota bulgara, in altri paesi l’aliquota è maggiore) sugli utili generati, ossia 5000 euro, e terrà in “cassa” senza alcun altra imposizione, 45.000 euro netti.
A questo punto, nulla è più dovuto a nessuno a meno che…
Ma questo è discorso diverso e riguarda più da vicino il caso specifico di ciascuno di noi, caso facilmente risolvibile chiedendo una consulenza personalizzata!
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