Senza voler coinvolgere l’incolpevole Raffaella Carrà, ambasciatrice, negli anni Settanta, dello storico e intrigante ballo, mi pare che, ad onta del tempo, molto, passato dalla fulgida epopea del “Tuca-Tuca” la fotografia, soprattutto politica, del nostro Paese non si sia modificata un gran che, anzi!
Potremmo dire, con scarsissimi margini di errore, che il dimenarsi allusivo del ballo in questione sia di fatto diventato un modello acquisito e consacrato dell’incedere quotidiano dei nostri politici.
Mi colpisce e mi illumina (non di immenso, purtroppo) quello “sfioramento che non ti prende”, fratello di sangue delle alleanze che non sono abbracci e degli accordi che non sono vincoli.
E che dire di quella “ritrosia dopo l’ammiccamento” che lascia perennemente tutti, ballo o non ballo, in quell’area un po’ ambigua e deresposabilizzante, sul piano delle scelte operative, che si identifica molto bene ancor oggi nello storico e mai realmente sopito motto “Franza o Spagna, purché se magna!”
Con una conseguenza che si è, nel frattempo, radicata con forza e che non ammette eccezioni: cioè che a mangiare, seduta a tavola e servita, sia sempre stata proprio la nostra classe politica!
Ineluttabilità e rassegnazione o, se preferite, l’ordine inverso…
Roberto Timelli