Fatemi votare!
Intendiamoci, non sono più nell’età della “prima volta” e non soffro nemmeno di crisi di astinenza elettorale, anzi, non amo per nulla le tornate elettorali, ridotte da tempo a vuote sagre della vanità presenzialista e del buonismo opportunista orientato all’impossibile.
Sono mesi, quelli che precedono l’esercizio del voto, nei quali tutto viene presentato come possibile e a portata di mano. Senza esitazioni, e solo per il tempo necessario per far apporre il segno richiesto sulla scheda, si prospettano scenari di assoluta stabilità, di lavoro certo e remunerativo, di sicurezza totale, di welfare equo e solidale…
Insomma, ai meno giovani queste modalità, ormai ‘consolidate’, faranno probabilmente tornare alla mente il famoso sketch pubblicitario di qualche anno fa interpretato da Tino Scotti che, in milanese, concludeva immancabilmente le sue proposte col rassicurante “Ghe pensi mi!” (Ci penso io!).
Fatta questa banale ma necessaria premessa, che chiarisce, se non altro, quanto io sia ‘allergico’ alle campagne elettorali in genere, devo però confessare di attendere e auspicare con una certa ansia il “rompete le righe”, riferito al nostro attuale Parlamento, e quindi il rinvio degli italiani alla responsabilità e alla scelta di una nuova e più coerente compagine politica di rappresentanti eletti.
Senza voler entrare, e confesso che mi costa fatica, nel merito dei più o meno bravi e capaci che stanno operando in nome dell’attuale e improbabile Governo giallo/verde, quello che mi pare assolutamente necessario è un atto di chiarezza senza il quale, temo, le attuali difficoltà del nostro Paese, sia dal punto di vista economico sia da quello delle alleanze internazionali ed europee in particolare, rischiano di seppellire l’Italia sotto il peso schiacciante dei “no”, dei “vincoli di bilancio”, e delle riforme a metà che non risolvono nessuno dei mali (gravi e strutturali) del Paese.
L’evidente e purtroppo imprescindibile necessità di dare spazio a esigenze profondamente diverse fra loro per non scontentare le basi elettorali delle due formazioni politiche al Governo, fa sì che si cerchi di far crescere rami e foglie senza che vi sia un adeguato e coerente sviluppo anche del tronco centrale con la conseguenza di dar vita a quello stillicidio di disfunzioni e anomalie finanziarie, produttive e sociali che dobbiamo quotidianamente constatare.
Ma non è solo questo! E’ inoltre grave e inibitorio per ila realizzazione di un qualunque programma di Governo, che i rapporti di forza fra i parlamentari dei due partiti siano, dopo le elezioni europee e dopo gli innumerevoli sondaggi che ci vengono presentati da più parti, siano, dicevo, letteralmente capovolti col risultato che il partito che in precedenza (votazioni 2018) doppiava l’altro in percentuale, ora, a quanto pare, è ridotto alla metà del primo.
L’incongruenza, sia chiaro, non è solo numerica e aritmetica, pur costituendo comunque, già di per sé, una grave anomalia del sistema! E’ anche una sostanziale mancanza di chiarezza nei confronti degli italiani con conseguenze gravi e inaccettabili perché l’attuale Parlamento non rappresenta più il mondo reale e la scelta degli italiani e lascia spazi nebulosi che si traducono in proposte e leggi incerte continuamente bersagliate da modifiche che ne rendono imprevedibili gli effetti e persino gli obbiettivi.
Chi ne ha diritto, governi: oltre che un diritto, appunto, è anche un dovere!
E lo faccia in coerenza con i principi ispiratori del movimento di cui è espressione ponendo il proprio leader a capo del Governo, senza ruoli di “facente funzione” o di “balia asciutta” come sta, purtroppo, accadendo nel nostro Paese.
Ecco perché, a gran voce e in nome del diritto e della chiarezza, chiedo: fatemi votare!
Roberto Timelli